SANT’EUSEBIO: UNA STORIA MILLENARIA INCISA SULLA PIETRA

Lapidi - via Risorgimento - all’esterno e all’interno dell’Oratorio di Sant’Eusebio

di Laura Sabrina Pelissetti

Com’è stato reso noto grazie alla bibliografia sull’argomento (dal primo libro sulla storia locale di Alberto Scurati, attraverso gli studi preventivi ai restauri confluiti nel volume curato da Roberto Cassanelli, fino alle ricerche sulle fonti d’archivio condotte da Ezio Meroni), il luogo in cui è situata la chiesetta di Sant’Eusebio fu punto di ritrovo per i contadini di Cinixellum, che officiarono i riti propiziatori per la fertilità dei campi e per le cerimonie funebri già in epoca romana: dapprima nella località campestre e successivamente all’interno di un tempio, di cui si rinvenne un frammento di colonna in occasione degli scavi effettuati nel 1975.

Alcuni reperti lapidei di origine tardo pagana (in parte confluiti nella raccolta dei conti Silva) testimoniano l’utilizzo della zona a scopo sepolcrale fin dal IV secolo a.C., ma un vero e proprio oratorio campestre venne eretto soltanto in seguito alla diffusione del cristianesimo. A fronte di una totale assenza di documenti relativi alla sua fondazione e alle fasi edilizie più antiche, il ritrovamento della lapide di Tealisinia (la cui copia è tuttora murata nella parete absidale della chiesetta) e il rinvenimento di una tomba di epoca alto medioevale in cui fu reimpiegata l’iscrizione di Marcellino hanno comprovato l’utilizzo dell’area come zona cimiteriale per i cristiani martirizzati - secondo la tradizione orale - all’interno di un anfiteatro nel vicino Castrum Bovarium (oggi San Fruttuoso). Sebbene la pietà popolare abbia alimentato credenze talvolta prive di fondamento, è pur vero che si tratta dell’edificio sacro più antico tuttora presente in città, assegnabile al fenomeno dell’edilizia religiosa minore del Romanico milanese, come attestato dalle fonti documentarie medievali e in quelle posteriori alla Controriforma cattolica.

Nell’elenco delle chiese dedicate a Sant’Eusebio, il Liber notitiate sanctorum mediolani del 1298 riporta infatti che in loco Cinixello vi era all’epoca una ecclesia Sancti Eusebi, mentre dalla relazione della visita pastorale compiuta da monsignor Leonetto Clivoni, incaricato da Carlo Borromeo nel 1567, apprendiamo che l’edificio, annesso alla pieve di Desio, si presentava come una semplice aula rettangolare in pessime condizioni, privo di paramenti liturgici e arredi sacri. La prima planimetria, restituita nella delineatio redatta nel 1579 dallo stesso Borromeo, conferma le precarie condizioni della struttura, che perdurano fino al 1615: anno in cui le opere di risanamento richieste anche dal cardinale Federigo Borromeo risultano eseguite.

L’oratorio fu tuttavia interessato dal primo vero e proprio intervento di restauro soltanto nel 1879, per volere del parroco don Vitaliano Rossi. L’intervento, che interessò le strutture edilizie e gli arredi interni, si concluse con l’edificazione del nuovo campanile, alla cui base fu collocata un’iscrizione per celebrare il ricordo dell’evento.
Fu in quell’occasione che furono rinvenuti la maggior parte dei reperti che oggi ci permettono di ricostruire la storia millenaria dell’edificio: la decorazione dello zoccolo absidale con animali (pesce, gallo, serpente) e motivi vegetali a palmette assegnabile alla I fase costruttiva, le due finestrelle romaniche, gli affreschi della parete di sinistra che testimoniano il ruolo dell’oratorio nella pratica devozionale tra XIV e XV secolo (tra cui particolarmente cara alla devozione popolare è l’iconografia della Madonna del Latte) e l’epigrafe originale di Marcellinus, mentre le copie delle epigrafi di Libaniolus e Tealisinia furono aggiunte dal parroco stesso per documentarne tutte le fasi.

Successivi interventi di restauro, realizzati nel 1931 e dal 1991 al 1993, oltre a conferire all’edificio il suo attuale aspetto, sono stati occasione per studiarne approfonditamente l’evoluzione nelle varie epoche, valorizzando i numerosi reperti rinvenuti durante gli scavi o i recuperi.

Attorno alla chiesetta sono invero collocati diversi materiali di età romana - resti di colonne, capitelli e coperchi di sarcofagi in pietra - mentre tra i reperti lapidei tuttora presenti all’interno si segnalano in particolare la lapide commemorativa in marmo che fu murata nel 1884 dal parroco Vitaliano Rossi sulla parete occidentale della sacrestia e quella in marmo bianco collocata nello stesso periodo sul lato destro dell’abside a ricordare l’originale dedicato alla martire Tealisinia.
La prima misura 65x40 cm. e reca incisa l’iscrizione in latino "VETVS DICATVM/SANCTO EVSEBIO/SACELLUM/REPAR. ANNO 1611/TURRIS 1879/IMA FUNDAM 1882/ADNEX 1884/PAR.ROSSI CURANTE", mentre la seconda misura 39x44,5 cmm e riporta l’incisione in latino “B/HIC REQUIESCET/TEASILINIA SOR” con una colomba che reca nel becco lo strumento del martirio, a riproduzione dell’antica lapide rinvenuta nel 1713 insieme a quelle di Hiero e di Marcellino e successivamente murata (secondo una relazione della Prefettura milanese datata 24 febbraio 1883) in una parete della villa del Conte Silva.



GALLERIA FOTOGRAFICA

I resti della colonna romana portati alla luce nel 1975

Lapide commemorativa in marmo murata nel 1884 dal parroco Vitaliano Rossi

Iscrizione funeraria di Marcellino

Riproduzione della lapide di Tealisinia

Iscrizione funeraria murata nell’abside

Gli affreschi absidali della chiesa di Sant’Eusebio

Gli affreschi della parete settentrionale della chiesa di Sant’Eusebio

Particolare degli affreschi, la Madonna del Latte

Sarcofagi in pietra dell’età romana collocati attorno alla chiesa

Il santuario di Sant’Eusebio

Il santuario di Sant’Eusebio

Il nuovo caseggiato della Cooperativa UniAbita sorto alle spalle del santuario di Sant’Eusebio

Il santuario di Sant’Eusebio